
La cucina, un mondo avvincente che attrae persone di ogni età. È la manualità che cattura l’immaginazione, la possibilità di toccare con mano un’arte che è alla portata di tutti. Ma, come per i calciatori, diventare chef richiede grandi sacrifici.
Non c’è spazio per i sabati e le domeniche liberi, né per festività come Capodanno o Ferragosto. Ai fornelli in estate ci si scontra con il caldo, la fatica fisica è costante. In cucina tutto va in gioco durante i 90 minuti di un pasto. Queste sono le parole di Borghese, un nome noto che non necessita di presentazioni.
Da bambino, Borghese sognava di diventare pilota, seguendo le orme della sua famiglia. Cresciuto tra la Riviera di Chiaia e piazza dei Martiri, l’atmosfera intorno a lui era impregnata di motori. Nonno Vincenzo possedeva un’officina Autoricambi Borghese e una sua scuderia, ma la sua vita è stata tragicamente spezzata durante una gara a Posillipo.
Il padre ha corso per molti anni su diverse moto, provando anche le prime gomme slick. È stato lui a introdurre Borghese al mondo delle macchine, insegnandogli fin da piccolo a usare la frizione. Ha sperimentato con il motocross e ha persino modificato la sua Vespa Ciao.
Quell’adrenalina che sentiva in pista è stata successivamente trasferita in cucina. Infatti, uno chef può essere egocentrico e determinato come un pilota, ma come quest’ultimo deve anche imparare a lavorare in squadra, a fidarsi degli altri. Borghese consiglia sempre ai giovani di viaggiare, di scoprire le abitudini culinarie in luoghi diversi e di imparare l’arte di lavorare in gruppo.
In questo, gli stranieri sono spesso più bravi di noi italiani. Noi italiani tendiamo ad agire come solisti. Pertanto, consiglia ai giovani chef di esplorare il mondo, ma di tornare in Italia, dove esiste un patrimonio gastronomico unico e vastissimo, caratterizzato da tradizioni regionali straordinarie.
Non è un segreto che la cucina sia affascinante, ma il lavoro dello chef richiede sacrifici e, purtroppo, spesso una compensazione economica insufficiente. È un impegno che non consente di sedersi mai. La verità è che non si finisce mai di imparare; a ogni età si può incontrare qualcuno che insegni qualcosa di nuovo.
Un chef è un eterno cercatore, sempre alla ricerca di ispirazione. Anche se ci sono momenti di grazia in cui la creatività scorre con facilità, l’ispirazione si alimenta attraverso un impegno quotidiano, una costanza nel lavoro. L’ispirazione non è un dono magico che si riversa dall’alto, ma dipende dall’impegno e dalla dedizione che si mette.
Così Borghese offre i suoi consigli ai giovani chef, nel loro cammino verso l’eccellenza culinaria. Un viaggio che richiede passione, sacrificio e una fama costante di conoscenza. Ma alla fine, l’amore per l’arte culinaria e l’ispirazione che ne deriva rendono il percorso (e i sacrifici) degni di essere affrontati.
Articolo scritto da Maria Francesca Pani